"Mi piacerebbe tanto entrare, mi compri un biglietto?”. Gli occhi sgranati di un bambino rom mi fissano supplici. È voltato verso di me ma le mani stringono ancora la recinzione che circonda la piscina. Annuisco, mi sembra un gesto di cortesia molto a buon mercato. E poi non vuole soldi, vuole solo entrare in piscina e giocare con i suoi coetanei. Ci rechiamo insieme fino al bancone della cassa. Chiedo due biglietti, uno per me e uno per il bambino. La cassiera lo guarda e imbarazzata mi risponde “non posso, è una questione un pò complicata”.
Si avvicina la direttrice. Mi spiega, con determinazione e senza compiacimento, che in passato sono avvenuti episodi spiacevoli. Ora gli zingari possono entrare solo se accompagnati da adulti che garantiscano per loro “e non parlo dei genitori”. Ci penso un pò su, poi mi rivolgo al bambino: “io adesso vado a nuotare, tra un’ora torno qui; tu vieni con il costume”. Mi giro verso le due ragazze dietro al bancone: “garantisco io per lui”.
Terminata la mia sessione di nuoto, senza asciugarmi torno all’ingresso della piscina. Ad aspettarmi trovo DUE bambini rom. La cassiera mi lancia un sorriso sincero. Pago i due biglietti e andiamo nello spogliatoio. Tiziano e Zako sono magri, sporchi e puzzolenti. Sono anche belli e sorridenti. Li accompagno alla piscina esterna e ci dirigiamo verso il lato dove l’acqua è più bassa. Non aspettano, come concordato, che li preceda in acqua. Con due balzi scomposti si tuffano lanciando spruzzi di felicità.
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