È domenica.
Mi sveglio intontita dopo aver dormito per 10 ore e mezza. È il suono della sveglia del mio cellulare ad interrompere il mio sonno, riportandomi alle mattine invernali fatte di scuola e routine. Ho deciso di indossare la maglia di cotone color panna che termina con un ricamo, perché è domenica. Oggi andremo a messa, tutti insieme con suore e novizie. Come prepararsi per quattro ore di messa in una lingua sconosciuta?
Immagino ore fatte di testa ovattata e aria viziata; al contrario, è stata una mattinata di seta bianca e drappi rossi. La tenda sembra un centrino e oscilla come una pesante bandiera mossa dal venticello che, alle nove del mattino, ancora anima il cielo malgascio. La danza della tenda copre e scopre la
grata della finestra: è una grata in pietra rossa, gialla e blu, che lascia penetrare dall'esterno fasci di luce a forma di rombo. Due finestre identiche, come quelle che ho appena descritto, incorniciano simmetricamente l'altare, abitata dall'amministratore Jean-Claude. Le prime quattro panche della chiesa sono il palcoscenico dei cresimandi. Sono 45: ragazze avvolte in abiti lucidi, ampi, arricchiti con veli e inserti luccicanti; ragazzi imbarazzati rinchiusi in completi rigidi, forse un po' troppo grandi. La chiesa, così popolata, appare un grande cuore umano pulsante ossigeno. Una danza accompagna il coro: è un movimento sinuoso compiuto da polso e caviglie puntualmente intervallato da rotazioni complete di busto e testa. È una preghiera che coinvolge anima e corpo, letteralmente. I canti non sono soltanto melodie stanche suggerite da carte ingiallite: sono vere e
grata della finestra: è una grata in pietra rossa, gialla e blu, che lascia penetrare dall'esterno fasci di luce a forma di rombo. Due finestre identiche, come quelle che ho appena descritto, incorniciano simmetricamente l'altare, abitata dall'amministratore Jean-Claude. Le prime quattro panche della chiesa sono il palcoscenico dei cresimandi. Sono 45: ragazze avvolte in abiti lucidi, ampi, arricchiti con veli e inserti luccicanti; ragazzi imbarazzati rinchiusi in completi rigidi, forse un po' troppo grandi. La chiesa, così popolata, appare un grande cuore umano pulsante ossigeno. Una danza accompagna il coro: è un movimento sinuoso compiuto da polso e caviglie puntualmente intervallato da rotazioni complete di busto e testa. È una preghiera che coinvolge anima e corpo, letteralmente. I canti non sono soltanto melodie stanche suggerite da carte ingiallite: sono vere e
proprie canzoni, in cui l'accavallarsi dei bassi e degli alti rende giustizia al contenuto dei testi, anche se purtroppo non posso comprenderlo. Ogni tanto respiro profondamente per liberare i polmoni dell'aria consumata: lascio penetrare scie di incenso che mi riportano alle messe al duomo di quando ero bambina.
Le panche in legno lungo la navata oggi sono la tavolozza di un pittore intento a dipingere una giornata di festa.
Ho sempre sentito parlare del vestito della festa. Stamattina, uscendo dal sentiero in salita che collega l'abitazione delle Soeurs Magnificat alla strada principale, le pozzanghere di fango contenevano il riflesso di tanti cappelli colorati, sullo sfondo azzurro e ancora un po' aranciato del cielo. Cappello verde smeraldo, di seta, di paglia, rosa, giallo. Cappello nero, a tesa larga o stretta. Cappello grande e da bambino ma anche bambini con cappelli da grandi. Le donne che ieri sera annodavano parei sulla spalla sinistra, ora indossano abiti pastello. Gli uomini hanno grandi giacche da cui escono cosce sottili.
Questa è la domenica che ho visto a Tsiro.
ANNA
1 commento:
Cara Anna hai fatto il più bel racconto di una messa che io abbia mai sentito. Penso che questa mattina abbiate vissuto veramente l'amore di Dio.
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