Ho
accompagnato i volontari nella visita degli anziani registrati al centro (oltre
duecento) nei villaggi di Alimaow, Gutut, Jogoo, Hodhan, Wagberi. Ho compreso
di persona l’importanza di andare a incontrare i poveri a casa loro. È stato
fondamentale che io mi presentassi insieme all’equipe del DCCG. Si vedono
pochissimi bianchi in città (nella settimana in cui ci sono stato non ne ho mai
incontrato uno) e nei villaggi mai nessuno. Ero il primo bianco che molti
bambini incontravano in vita loro. La cultura somala è molto diffidente e
chiusa nei confronti degli stranieri: la compagnia dei volontari del centro
invece ha generato gioia ed accoglienza e spalancato ovunque enormi sorrisi.
Questa è l’eredità dei trent’anni di servizio agli anziani di Suor Teresanna.
Scattare foto non è stato un problema e anche l’accesso all’interno dei tucul
(le piccole capanna a forma di cupola dei somali) veniva permesso di buon
grado. In diverse circostanze sono stato fatto sedere e mi è stato offerto del
tè somalo allungato con latte di capra. Tutto questo in altre circostanze
sarebbe stato difficile per uno straniero e addirittura impossibile per un
bianco.
I volontari del
Centro DCCG sono gli ambasciatori della comunità cristiana nei villaggi. La
Carità che praticano costantemente permette a tutti i cattolici di venire
accettati e di vivere in pace a Wajir.
Molti anziani
registrati al Centro non sono in grado di camminare. È quindi importante
incontrare i parenti o i conoscenti che vengono in loro vece a ritirare i
medicinali, gli alimenti e gli altri generi di prima necessità che vengono
distribuiti.
Entrare nei
piccoli recinti costruiti con bassi cespugli spinosi piantati sulla sabbia
permette di capire come è composta la famiglia di cui gli anziani beneficiari
fanno parte. In genere si incontrano solo donne e bambini, dal momento che gli
uomini, quando esistono, sono generalmente in giro alla ricerca di
un’occupazione o nel bush con i dromedari e gli zebù. Ho potuto constatare che
non è mai disponibile più di uno stipendio (spesso saltuario in realtà) ogni
dieci-quindici persone.
L’interno
delle capanne è poverissimo. Sono disposti sulla sabbia due o tre letti, spesso
senza materasso. Alcuni oggetti sono appesi ai rami che costituiscono lo
scheletro di sostegno. Non esistono soprammobili – del resto non ci sono mobili
- né oggetti decorativi. Il caldo è più o meno soffocante a seconda della
copertura della capanna: accettabile se coperta con stuoie di paglia,
insopportabile se in teli in plastica o addirittura pezzi di lamiera.
Nel corso
delle visite abbiamo incontrato alcune storie di successo occorse nei molti
tentativi
di offrire opportunità di generare reddito. Alcune capre distribuite sono divenute piccole greggi, semplici tavolini per la vendita di prodotti di uso comune trasformati in veri e propri negozi.
di offrire opportunità di generare reddito. Alcune capre distribuite sono divenute piccole greggi, semplici tavolini per la vendita di prodotti di uso comune trasformati in veri e propri negozi.
L’incontro
dei nuclei famigliari è l’occasione anche per verificare un dato sconfortante:
tantissimi bambini non frequentano la scuola. Sembra anzi che la scelta se
andare a scuola o meno sia affidata ai bambini stessi. Un deciso intervento in
questo senso dovrebbe essere un futuro sviluppo delle attività del Centro.
L’anziano,
nel corso delle visite nei villaggi, è divenuto il pretesto per conoscere tanti
aspetti della cultura, delle famiglie, della società somala. Cercando gli
anziani si finisce per incontrare due categorie altrettanto vulnerabili come i
bambini e le donne. Insieme sono impegnati nella lotta quotidiana per la
sopravvivenza ed il nostro obbiettivo è di aiutarli a trovare la dignità e
l’umanità anche in esistenze così difficili.
ML
ML
1 commento:
Carissimo Michele, che grandi cose che ci fai scoprire, quanti racconti che ci fanno amare sempre di più l'Africa. Soprattuon quanto poco si potrebbe vivere e quanto meno si litigherebbe se riuscissimo anche noi a vivere con poche cose, ma con tanto amore. Cristina
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