I preparativi della festa durano un anno intero e coinvolgono centinaia di artigiani e artisti impegnati nella costruzione e decorazione di incredibili statue raffiguranti la dea Durga. Non esiste limite alla precisione della manifattura, alla bellezza degli ornamenti, al lusso degli abiti con cui vengono vestite le statue.
Il primo giorno della
festa le statue vengono disposte sotto tendoni chiamati pandala che ogni quartiere, famiglia o associazione ha provveduto
ad erigere ed abbellire affinché siano degni di ospitare una dea.
È curioso come alle
divinità venga tributato un onore così grande proprio in un luogo del pianeta,
poverissimo, che più di ogni altro sembra dimenticato dagli dei stessi.Durante i festeggiamenti i pandala e le statue vengono visitate dai fedeli che portano doni e gioielli dimostrando la propria devozione e recitando le loro preghiere.
Al termine del quarto giorno le statue vengono issate su carri illuminati, decorati con stoffe e fiori e portate in processione verso il grande fiume, il Gange.
Folle oceaniche si accalcano
allora lungo le rive del fiume sacro per vedere le statue calate nelle sue
acque e salutarle mentre vengono trasportate via, dalla corrente.
Sono venuto a conoscenza
di questa festa grazie al magnifico libro “La città della gioia” che mi venne
regalato prima di un viaggio lungo un anno. Un anno, come il tempo necessario a
realizzare le statue. Il capitolo che descrive nei dettagli questo avvenimento
è il mio preferito, anche se non è centrale nello svolgersi delle vicende del
libro. Trovo poeticamente sublime l’idea di abbandonare alla corrente di
un fiume un oggetto così faticosamente realizzato.
Ad una riflessione
successiva invece ho scorto in questa tradizione un’incredibile similitudine
con la vita, o almeno con la mia.
Viviamo in un’epoca in cui
ogni azione deve essere finalizzata all’ottenimento di un risultato apprezzabile
e misurabile. Secondo la mentalità corrente, il Durga Puja è una pratica
totalmente priva di logica. In effetti lo sono anche assecondare un’inclinazione
artistica, dimostrarsi generosi ed accoglienti verso gli estranei, curare la spiritualità e la pratica religiosa, educare un
bambino che non è il proprio, dedicare tempo ed energie al volontariato, coltivare
un amore che non ha futuro.
Credo che sia la passione
che mettiamo nei gesti gratuiti che definisce chi siamo, come vogliamo vivere e
quali motivazioni ci animano. L’atto di abbandonare la nostra personalissima
statua alla corrente conferisce un valore ancora maggiore al tempo che abbiamo
speso per costruirla, decorarla, vestirla.
Forse qualcuno raccoglierà, a valle, il frutto del nostro
amore e del nostro impegno. Forse no. Non è importante.Ora è giunto il momento di abbandonare questo testo alla corrente del fiume.
ML
1 commento:
L'amore e il "credo" in qualcosa o in qualcuno sopra ogni altro sentimento !! Sarebbe stupendo se tutti pensassimo così !!
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