sabato 17 dicembre 2016

Viaggio in Madagascar: la Prospettiva di un Amante delle Stelle

La prima sera trascorsa in Africa, quasi non ci potevo credere. “Cos’è quella nuvola lunga e stretta che attraversa tutto il cielo?” mi chiedevo sbalordito. Sì, perché anche uno come me, che le stelle le ha amate sin da bambino e che ama andare a cercare tra le montagne del Trentino cieli bui e lontani da ogni luce artificiale, uno spettacolo del genere non l’aveva mai visto. Quella scia bianca, la Via Lattea, così elegante nel suo pallore, era tanto nitida sullo sfondo nerissimo del cielo che per un attimo i miei occhi si erano rifiutati di riconoscerla. Eccole lì, le centinaia di miliardi di stelle della nostra galassia, tutte in fila: sin da piccolo sapevo quante fossero, ma in quel momento mi pareva di poterle toccare una a una.
Così è pure il cielo di Tsiroanomandidy. E, dopo la cena in compagnia della straordinaria, accogliente e gioiosa famiglia delle Piccole Suore di Maria Magnificat, con mia moglie Simona e i nostri compagni di avventura Tiana, Laura e Attilio, non potevamo andare a letto senza prima prenderci un po’ di tempo in compagnia delle stelle.
Il cielo dell’emisfero sud del mondo riserva molte sorprese a noi che proveniamo da sopra
l’equatore: una di quelle che con più ansia attendevo era la Grande Nube di Magellano. Ho faticato un po’ per trovarla, e ho dovuto attendere; ma alla fine eccola là, e l’attesa non poteva che aumentare la mia soddisfazione. Era come se un pezzetto di Via Lattea si fosse staccato: una piccola nuvoletta bianca, grande ma appena visibile, fuori da quella scia che attraversa il cielo intero. Ma l’emozione non stava tanto nello spettacolo che ammiravo: era piuttosto la consapevolezza di quanto lontano si spingesse in quel momento il mio sguardo. La Grande Nube di Magellano è infatti una galassia di 10 miliardi di soli, diversa dalla Via Lattea della quale anche noi facciamo parte; è qualcosa di ancor più alieno, misterioso e remoto nel tempo e nello spazio. La sua distanza di 158000 anni luce significa infatti che la stiamo osservando così com’era 158000 anni fa: tanto è durato il viaggio della luce emessa dalle sue stelle per raggiungerci. Un viaggio cominciato quando probabilmente sulla Terra i nostri antenati non avevano ancora sviluppato un linguaggio complesso. Una visione, quella della Grande Nube di Magellano, che il firmamento malgascio ci offre ogni sera e che spinge il nostro pensiero ben oltre l’orizzonte
limitato delle nostre vite.
Ma le novità del cielo australe non finiscono qui: molte delle costellazioni a casa nostra familiari (l’Orsa maggiore e l’Orsa minore, per fare degli esempi) spariscono sotto l’orizzonte in direzione nord. Altre paiono aver scalato la volta celeste, come lo Scorpione: in Italia basso, tanto da lambire con la coda l’orizzonte; a Tsiro, invece, prossimo allo zenit, in posizione da dominatore della volta celeste, che sovrasta con l’uncino minaccioso del suo pungiglione.
E poi compaiono nuove figure: la piccola e brillante Croce del sud, il Grande Centauro, con il più bell’ammasso globulare del cielo, Omega Centauri. Si tratta di diversi milioni di stelle, vecchie di 12 miliardi di anni, raggruppate a formare un’enorme palla di cento anni luce di diametro, ma visibile dalla Terra come un piccolo batuffolo biancastro per i suoi 16000 anni luce di distanza. Oggi sappiamo che nasconde nel suo cuore persino un buco nero.
Altri ammassi di simile aspetto sono incastonati come gemme celesti nella figura dello Scorpione: li si può scorgere ad occhio nudo, magari con una mappa a dirigere lo sguardo. Ma se passate dalle parti di Tsiro, dove è difficile far arrivare un telescopio, non scordate almeno di portare un binocolo, e tutti questi remotissimi e piccoli, ma in realtà immensi, corpi celesti, saranno più facili da individuare. Se il cielo pare invaso di stelle già ad occhio nudo, sarete sorpresi scoprendo quante altre ne compaiono con un semplice binocolo!
Per la gente malgascia quello del cielo notturno è uno spettacolo abituale, lo ammirano per tutta la vita. Per noi è ormai qualcosa di sconosciuto e sorprendente. Molti nostri connazionali non hanno mai visto la Via Lattea e credono che sia qualcosa di osservabile solo coi telescopi. Ad esempio Trento, la mia città, non è certo tra le più grandi d’Italia; eppure i suoi abitanti possono vedere ogni notte soltanto una manciata di stelle: le poche che spiccano su un cielo il cui colore nero profondo è ormai sbiadito. Anche Tsiro conta decine di migliaia di abitanti, eppure le sue notti offrono ancora lo stesso spettacolo che, fin dai suoi albori, l’umanità ha contemplato ammirata per millenni.

Italia e Madagascar, stiamo proprio parlando di due mondi diversi: ce lo dicono pure le stelle…
PAOLO CARESIA

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