La prima sera trascorsa in Africa, quasi
non ci potevo credere. “Cos’è quella nuvola lunga e stretta che attraversa
tutto il cielo?” mi chiedevo sbalordito. Sì, perché anche uno come me, che le
stelle le ha amate sin da bambino e che ama andare a cercare tra le montagne
del Trentino cieli bui e lontani da ogni luce artificiale, uno spettacolo del
genere non l’aveva mai visto. Quella scia bianca, la Via Lattea, così elegante
nel suo pallore, era tanto nitida sullo sfondo nerissimo del cielo che per un
attimo i miei occhi si erano rifiutati di riconoscerla. Eccole lì, le centinaia
di miliardi di stelle della nostra galassia, tutte in fila: sin da piccolo
sapevo quante fossero, ma in quel momento mi pareva di poterle toccare una a
una.
Così è pure il cielo di Tsiroanomandidy. E,
dopo la cena in compagnia della straordinaria, accogliente e gioiosa famiglia delle
Piccole Suore di Maria Magnificat, con mia moglie Simona e i nostri compagni di
avventura Tiana, Laura e Attilio, non potevamo andare a letto senza prima
prenderci un po’ di tempo in compagnia delle stelle.
Il cielo dell’emisfero sud del mondo
riserva molte sorprese a noi che proveniamo da sopra
l’equatore: una di quelle
che con più ansia attendevo era la Grande Nube di Magellano. Ho faticato un po’
per trovarla, e ho dovuto attendere; ma alla fine eccola là, e l’attesa non
poteva che aumentare la mia soddisfazione. Era come se un pezzetto di Via
Lattea si fosse staccato: una piccola nuvoletta bianca, grande ma appena
visibile, fuori da quella scia che attraversa il cielo intero. Ma l’emozione
non stava tanto nello spettacolo che ammiravo: era piuttosto la consapevolezza
di quanto lontano si spingesse in quel momento il mio sguardo. La Grande Nube
di Magellano è infatti una galassia di 10 miliardi di soli, diversa dalla Via
Lattea della quale anche noi facciamo parte; è qualcosa di ancor più alieno,
misterioso e remoto nel tempo e nello spazio. La sua distanza di 158000 anni
luce significa infatti che la stiamo osservando così com’era 158000 anni fa:
tanto è durato il viaggio della luce emessa dalle sue stelle per raggiungerci.
Un viaggio cominciato quando probabilmente sulla Terra i nostri antenati non
avevano ancora sviluppato un linguaggio complesso. Una visione, quella della
Grande Nube di Magellano, che il firmamento malgascio ci offre ogni sera e che
spinge il nostro pensiero ben oltre l’orizzonte limitato delle nostre vite.
Ma le novità del cielo australe non
finiscono qui: molte delle costellazioni a casa nostra familiari (l’Orsa
maggiore e l’Orsa minore, per fare degli esempi) spariscono sotto l’orizzonte
in direzione nord. Altre paiono aver scalato la volta celeste, come lo
Scorpione: in Italia basso, tanto da lambire con la coda l’orizzonte; a Tsiro,
invece, prossimo allo zenit, in posizione da dominatore della volta celeste,
che sovrasta con l’uncino minaccioso del suo pungiglione.
E poi compaiono nuove figure: la piccola e
brillante Croce del sud, il Grande Centauro, con il più bell’ammasso globulare
del cielo, Omega Centauri. Si tratta di diversi milioni di stelle, vecchie di
12 miliardi di anni, raggruppate a formare un’enorme palla di cento anni luce
di diametro, ma visibile dalla Terra come un piccolo batuffolo biancastro per i
suoi 16000 anni luce di distanza. Oggi sappiamo che nasconde nel suo cuore
persino un buco nero.
Altri ammassi di simile aspetto sono
incastonati come gemme celesti nella figura dello Scorpione: li si può scorgere
ad occhio nudo, magari con una mappa a dirigere lo sguardo. Ma se passate dalle
parti di Tsiro, dove è difficile far arrivare un telescopio, non scordate
almeno di portare un binocolo, e tutti questi remotissimi e piccoli, ma in
realtà immensi, corpi celesti, saranno più facili da individuare. Se il cielo
pare invaso di stelle già ad occhio nudo, sarete sorpresi scoprendo quante altre
ne compaiono con un semplice binocolo!
Per la gente malgascia quello del cielo
notturno è uno spettacolo abituale, lo ammirano per tutta la vita. Per noi è
ormai qualcosa di sconosciuto e sorprendente. Molti nostri connazionali non
hanno mai visto la Via Lattea e credono che sia qualcosa di osservabile solo
coi telescopi. Ad esempio Trento, la mia città, non è certo tra le più grandi
d’Italia; eppure i suoi abitanti possono vedere ogni notte soltanto una
manciata di stelle: le poche che spiccano su un cielo il cui colore nero
profondo è ormai sbiadito. Anche Tsiro conta decine di migliaia di abitanti,
eppure le sue notti offrono ancora lo stesso spettacolo che, fin dai suoi
albori, l’umanità ha contemplato ammirata per millenni.
Italia e Madagascar, stiamo proprio
parlando di due mondi diversi: ce lo dicono pure le stelle…
PAOLO CARESIA
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