Ho
recentemente incontrato a Nairobi i responsabili del centro per anziani di
Wajir che VolontariA sostiene dal 2008. L’incontro si è svolto nella capitale keniana
perché a Wajir
(situata a pochi chilometri dal confino con la Somalia) non sono
garantite le condizioni minime di sicurezza. Lo scopo dell’incontro era di
programmare l’intervento di distribuzione di generi alimentari durante il
periodo di siccità e carestia previsto nei prossimi mesi. Ho potuto ascoltare i
racconti di John, Patrick e Padre Alfred in merito alla situazione attuale e le
prospettive non sembrano per nulla incoraggianti. Il Kenya è continuamente
sconvolto da attentati e massacri da parte dei terroristi Al-Shabaab
provenienti dalla Somalia. Negli ultimi sei mesi sono avvenuti il massacro di
studenti all’università di Garissa (147morti), la strage di non-musulmani su un
autobus (28 morti) e
le stragi di lavoratori presso le cave di Mandera (50 morti). Anche in questo caso le vittime erano cristiani. Wajir, continuamente scossa dai conflitti interclanici, è stata finora risparmiata dai terroristi Al-Shabaab per la presenza di una caserma militare
le stragi di lavoratori presso le cave di Mandera (50 morti). Anche in questo caso le vittime erano cristiani. Wajir, continuamente scossa dai conflitti interclanici, è stata finora risparmiata dai terroristi Al-Shabaab per la presenza di una caserma militare
sul suo territorio. Queste
infiltrazioni vedono la complicità dei clan somali residenti in Kenya, e
soprattutto i Gerre di Mandera e i Degodia di Wajir, impegnati in faide
pluridecennali. Per armarsi ed approvvigionarsi ricorrono ad alleanze con i
vicini residenti in Somalia, favorendo in questo modo anche l’ingresso dei
terroristi. Questa situazione, già complessa e disperata, è ulteriormente
aggravata dal risentimento nei confronti del mezzo milioni di rifugiati
ospitati a Dadaab, il più grande campo profughi del mondo, dalle minacce del
governo keniano di costruire un muro al confine con la Somalia, dalle
condizioni di tremenda povertà in cui versa la maggioranza degli oltre due milioni
di somali residenti in Kenya.
Il
padre di tutti i mali del Kenya è il confine geografico con la Somalia,
sconvolta da oltre vent’anni di guerra civile. Una guerra in cui l’esercito
keniano è impegnato con una propria iniziativa all’interno del territorio
somalo e con un contingente all’interno della missione delle Nazioni Unite in
Somalia (AMISOM).
Il
nord-est del Kenya, uno sconfinato territorio desertico, è divenuto territorio
instabile e interdetto agli occidentali, che possono diventare bersagli di
rapimenti. Questo non giova agli afflussi turistici verso la costa, dove si
trovano mete vacanziere rinomate in tutto il mondo come Malindi e Lamu.
All’interno
di questo scenario di guerra e insicurezza, operano i volontari del Centro per
Anziani di Wajir. Sono tra i pochi operatori umanitari rimasti in tutta la
regione. Ogni giorno assistono oltre duecento anziani non autosufficienti e
provvedono ai fabbisogni primari di decine di famiglie in difficoltà. La
missione di Wajir è molto amata dalla popolazione locale, che gli riconosce un
sincero impegno di carità senza concessioni al proselitismo. Sostenere il
Centro per Anziani di Wajir è un nostro dovere, perché questa carità di
frontiera lancia un messaggio importante di fratellanza nei confronti del
popolo somalo e di pace verso il mondo musulmano.
Per
informazioni www.volontariaonlus.org
M.L.
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