L’edizione
inglese del National Geographic del mese di Maggio pone una questione
fondamentale per la nostra civiltà ed il futuro del pianeta intero. Nell’anno 2050
il nostro pianeta sarà abitato da 9 miliardi di esseri umani; considerando il
tremendo impatto che la popolazione attuale sta producendo sull’atmosfera e
sulle risorse naturali, come sarà possibile nutrire tutti senza provocare il
definitivo collasso naturale e climatico? Le due grandi correnti del pensiero “alimentare”
rispondono a questo quesito in maniera diametralmente opposta. I sostenitori
dell’agricoltura biologica e i vegetariani affermano che l’attuale modello di
sviluppo è sbagliato e che l’uomo dovrà produrre cibo eliminando pesticidi e
fertilizzanti oltre a smettere di mangiare carne, la cui produzione è troppo
onerosa in termini di inquinamento e consumo di risorse. Il mondo dell’industria
invece sostiene che soltanto l’agricoltura e l’allevamento intensivi saranno in
grado di produrre sufficiente cibo per tutta la popolazione.
Un
team di scienziati guidato da Johnatan Foley ha analizzato il problema
arrivando alla conclusione che entrambe queste posizioni sono corrette.
E’
un dato oggettivo che l’agricoltura in senso lato sia uno dei maggiori
responsabili dell’effetto serra, a causa del metano prodotto dagli allevamenti
bovini e dalle coltivazioni di riso, dell’ossido nitroso che si origina in
seguito all’uso dei fertilizzanti, del diossido di carbonio generato dal taglio
delle foreste pluviali L’agricoltura
è anche la minaccia maggiore nei confronti della biodiversità del nostro
pianeta, invadendo e distruggendo habitat naturali a ritmo vertiginoso. Purtroppo
il problema non è solo che la popolazione sta aumentando, ma anche che l’80%
degli abitanti del nostro pianeta che vive in un paese povero, in seguito all’aumento
della ricchezza disponibile, sta incrementando esponenzialmente il consumo di
proteine animali e calorie. A causa di questi due effetti combinati si stima
che nel 2050 dovremo raddoppiare la produzione di cibo rispetto ad oggi.
Ma
come produrre più cibo e contemporaneamente ridurre l’impatto sul nostro
pianeta che già oggi è insostenibile? Il team ha elaborato tutti questi dati e
ha formulato cinque punti che lo sviluppo agricolo del futuro dovrà seguire
pedissequamente per aumentare la produzione di cibo in maniera finalmente
sostenibile.
Nel
corso di tutta la sua storia l’umanità ha prodotto cibo a scapito degli
ambienti naturali ed in particolare delle foreste. Ciò ha innescato l’effetto
serra i cui effetti sono divenuti oggi percepibili da tutti. La deforestazione
è un fenomeno che non ci possiamo più permettere.
Punto Secondo: Produrre di
più nei Terreni Agricoli Esistenti
Negli
sessanta la “Green Revolution” ha tentato di rispondere a questo obbiettivo
attraverso l’utilizzo di fertilizzanti, diserbanti e pesticidi. A posteriori
possiamo affermare che l’utilizzo massiccio della chimica ha fallito. Le grandi
superfici agricole ipoproduttive sparse tra Africa, Asia e America Latina,
devono iniziare a produrre ai livelli di quelle dei paesi ad agricoltura evoluta
utilizzando la tecnologia di precisione e le tecniche derivate dal biologico
per ridurre l’impatto sull’ambiente.
Punto Terzo: Utilizzare le
Risorse in Maniera più Efficiente
Il
consumo di acqua e l’utilizzo di prodotti chimici sono aspetti critici dei
sistemi agricoli intensivi. Tuttavia già oggi abbiamo a disposizione tecniche
irrigue che minimizzano l’utilizzo di acqua e sistemi di fertilizzazione che
apportano quantità di concimi esattamente corrispondenti ai fabbisogni dei
terreni, limitando la quantità di composti chimici inutilizzati che vanno ad
inquinare i corsi d’acqua e le falde.
Il
consumo dei prodotti agricoli per la produzione intensiva di carne e di biocarburanti
deve diminuire. Negli USA addirittura il 73% del mais prodotto viene utilizzato
per la produzione di bioetanolo e per alimenti zootecnici. La produzione
zootecnica deve orientarsi alle specie più efficienti a trasformare i prodotti
agricoli in carne come le specie avicole, i suini e i bovini pascolatori. La
produzione di bovini da carne nel sistema “feed lot” americano deve finire,
così come la produzione di energia utilizzando prodotti agricoli nobili.
Punto Quinto: Ridurre gli
Sprechi
Circa
il 50% in peso del cibo prodotto a livello mondiale viene buttato, e ciò
avviene nei frigoriferi delle case degli abitanti dei paesi ricchi e nel
tragitto campi-mercati nei paesi poveri a causa della mancanza della catena del
freddo e di sistemi di stoccaggio efficaci. Questi due problemi devono essere
risolti una volta per tutte.
Adottando
questi cinque step saremo in grado di raddoppiare la produzione attuale di cibo
diminuendo il peso a carico del pianeta. La buona notizia è che oggi ne siamo
consapevoli. Il grande punto interrogativo è se sapremo tenerne conto.
M.L.
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