L’Industria
della Carità è un libro inchiesta della giornalista Valentina Furlanetto. Esso
raccoglie avvenimenti documentati e testimonianze dirette riguardanti gli
scheletri che molte organizzazioni umanitarie celano nei propri armadi. Critica
pesantemente tutte le forme di raccolta fondi operate da associazioni e
organizzazioni, dalla vendita dei fiori nelle piazze al commercio equo, dalle
adozioni internazionali al 5 x 1000. E’ un libro che ha alcuni difetti ma a cui
bisogna sicuramente riconoscere un pregio: racconta molte cose vere.
La
prima questione sollevata è quella della trasparenza. L’Italia è l’unico paese
in cui associazioni e ong non sono obbligate a pubblicare in rete i propri
bilanci. L’autrice riporta il seguente esempio: “Nessuno si lascerebbe operare
da un medico senza essere certo della sua competenza e senza sapere se le operazioni
che ha portato a termine siano andate a buon fine. Nessuno chiede a un chirurgo
di commuoversi, ma di essere bravo in sala operatoria. Lo stesso si dovrebbe
chiedere ad un operatore umanitario. Invece nel nostro paese si dona senza
chiedere conto di nulla, con il rischio