Il British Museum è il più importante museo archeologico del mondo e custodisce reperti appartenenti alla storia dell’umanità degli ultimi 5.000 anni. Sono conservati oltre 14 milioni di reperti, di cui “solamente” 70.000 circa sono esibiti nei suoi 20 km di gallerie. Molti di questi oggetti sono stati sottratti con l’inganno o con la forza ai paesi legittimi proprietari nel corso dell’espansione dell’impero coloniale britannico e del Commonwealth. Tuttavia in questo modo questi tesori sono stati consegnati all’eternità e resi accessibili al grande pubblico. In qualche misura ciò riscatta i misfatti del passato. Non è possibile stilare un classifica di oggetti per ordine di importanza, semplicemente perché tutti gli oggetti del British Museum sono stati di eccezionale importanza per i popoli e per le culture che li hanno prodotti. Per cui riporto alcuni dei reperti che più mi hanno colpito e incuriosito, senza pretese né presunzioni di alcun tipo. Nella mia galleria personale di immagini mancano totalmente oggetti dell’estremo oriente (es. India, Giappone, Cina, ecc), perché nei due giorni che abbiamo dedicato alla visita di questo luogo incredibile non siamo riusciti nemmeno a passare per le relative sale espositive. Placca del Benin, XIV-XV sec. Sono state ritrovate circa 1.000 placche come questa, e si trovano attualmente sparse tra i più grandi musei del mondo. Originariamente esse decoravano le colonne del palazzo dell’Oba, il re di Benin e Nigeria. Queste placche sono state realizzate fondendo monili e braccialetti che venivano consegnati dai portoghesi in cambio di avorio, spezie e schiavi. Nella placca sono rappresentati l’Oba (figura centrale), due dignitari e due commercianti portoghesi (in piccolo ai lati della testa del re). Testa di Luzira, Uganda, IX-X sec. Questa figura in terracotta è stata scoperta nel 1929 da alcuni detenuti del carcere di Luzira che erano impegnati in lavori di scavo. Questo oggetto è di enorme importanza perché insieme alle teste di Lydenburgh (Sud Africa) rappresenta l’unica testimonianza nota di arte pre-coloniale dell’Africa Meridionale e Orientale. Statuette Inuit, realizzate in avorio di tricheco. Oggetti contemporanei. Elemento di architrave in calcare, Messico, 600-900 d.C. Questo oggetto, considerato uno dei capolavori dell’arte Maya, si trovava insieme ad altri due pannelli analoghi sopra le porte di una delle strutture del sito di Yaxchilàn, in Chiapas. Il pannello mostra il re Uccello Giaguaro IV che tiene in mano una lancia e sovrasta un prigioniero in ginocchio Serpente di fuoco, Messico, 1.300-1.521 d.C. Il serpente di fuoco, Xiuhcoatl, secondo la mitologia azteca era l’arma fiammeggiante di Huitzilopochtli, il dio della guerra e del sole. Serpente a due teste, Messico, 1.400-1.521 d.C. Il serpente a due teste è un tema ricorrente nelle culture mesoamericane. Il termine Coatl, contenuto nel nome di molte divinità, significa infatti sia “serpente” che “doppio”. Quest’oggetto in legno rivestito di turchesi faceva originariamente parte probabilmente di ornamenti indossati durante cerimonie rituali ed è stato realizzato dagli artisti aztechi per la corte reale. Stele di Rosetta, Egitto, 196 a.C. La Stele di Rosetta è forse il reperto più celebre custodito al British Museum. Si tratta di una lastra di basalto di 760 Kg che riporta lo stesso testo in geroglifico, demodico (il demodico era la grafia del popolo mentre il geroglifico veniva usato solo dagli scribi ed era considerato la grafia degli dèi) e greco. Il testo riporta tutti i benefici portati al paese dal re Tolomeo V Epifane. La stele, scoperta nel 1822, ha permesso la decifrazione dei geroglifici - fino ad allora scrittura incomprensibile – grazie alla presenza della traduzione in greco. Scatola dipinta appartenente al sacerdote di Amun Amenhotep contenente Shabti in ceramica, Tebe, 21a Dinastia 1.070-945 a.C. Gli Shabti erano figure funerarie che costituivano un elemento indispensabile del corredo funebre. In certi casi erano doni delle persone vicine al defunto per guadagnarsi la sua benevolenza dall’aldilà e per garantire i propri servigi anche dopo la morte. Figurine in osso e avorio, pre-dinastiche 4.000-3.600 a.C. Queste statuette si collocano nel periodo Naqada I e rappresentano classi o gruppi sociali. Per realizzare gli occhi della figura centrale sono stati utilizzati lapislazzuli. Tipica sepoltura pre-dinastica, Egitto meridionale, circa 3.400 a.C. Negli stadi iniziali della civilizzazione della Valle del Nilo i siti di sepoltura contenevano il corpo in posizione rannicchiato ed una collezione di oggetti. La conservazione del corpo è avvenuta naturalmente, grazie ad un fenomeno di essiccazione indotto dal contatto con la sabbia del deserto. Pannello assiro, Iraq, 883-859 a.C. Le sale 7-8 del British Museum espongono i bassorilievi ritrovati nel palazzo di Nimrud, in Iraq. Questo mostra la caccia al leone del re Ashurnasirpal II. Per celebrarne l’immenso potere è rappresentato mentre lotta con il leone a mani nude. La caccia al leone era una sport molto praticato dai sovrani assiri, e fu condotto con tale accanimento che portò all’estinzione dei leoni nella regione. Figurina delle Cicladi, 2.300-2.200 a.C. Le celebri figurine cicladiche in marmo provengono da una società che non ha lasciato alcuna testimonianza scritta, per cui gli archeologi hanno potuto formulare solamente teorie sul loro significato. Probabilmente rappresentano oggetti di culto che accompagnavano i loro proprietari fino alla tomba. Fregi, metope e altorilievi del Partenone, Grecia, 447-432 a.C. Questi numerosi reperti sono il simbolo delle appropriazioni che gli inglesi hanno indebitamente operato per riempire il British Museum. La loro presenza all’interno del museo londinese è clamorosa proprio in virtù del fatto che essi rivestivano il simbolo della Grecia antica, il Partenone di Atene. Quando nel 1687 i veneziani, guidati da Francesco Morosini, attaccarono Atene, gli Ottomani si asserragliarono nell’acropoli usando il Partenone come santabarbara. Una palla di cannone veneziana centrò proprio il Partenone e la deflagrazione lo distrusse parzialmente. Nel 1801, l’ambasciatore britannico a Costantinopoli, il Conte di Elgin, ottenne il permesse dal Sultano ottomano di svolgere rilievi sulle rovine del Partenone e interpretò questa licenza a modo suo, asportando tutte le sculture e i reperti che trovò. Ancora oggi è in corso una contesa tra Grecia e Inghilterra per la restituzione della ricca collezione di reperti. Elmo in bronzo di Murmillo (gladiatore), Roma, I secolo d.C. Tesoro di Beaurains, Francia settentrionale, 293-305 d.C. Il tesoro di Beaurains apparteneva ad un ufficiale dell’esercito romano e gli fu donato dall’imperatore stesso. La moneta d’oro riporta il ritratto dell’imperatore Costantino.
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