Vivo alla casa della Carità da 15 anni, da quando cioè mi dimisero dall’ultima clinica riabilitativa in cui sono stata. Nella mia stanza c’è una vera e propria stazione operativa attraverso al quale riesco a comunicare con gli altri e dove trascorro il mio tempo ascoltando musica e guardando la televisione.
La Casa della Carità è stata aperta il 14 Novembre 1981, dopo diversi anni di preparazione e molti campi di lavoro a Fontanaluccia, un paesino dell’Appennino modenese dove nel 1941 è nata la prima Casa della Carità, fondata da Don Mario e Suor Maria. A Bertinoro la Casa della Carità è nata grazie al coinvolgimento di tutta la parrocchia ed all’impegno in prima persona di Don Luigi Pazzi.
La Casa della Carità diventa quindi una “palestra” dove il cristiano va ad allenarsi e a verificare il proprio stile di vita; non è un luogo per gli “addetti ai lavori”, ma un “cantiere” sempre aperto dove c’è posto per tutti, credenti e non e dove ognuno può trovare la sua collocazione.
Nella Casa si cerca di creare un clima sereno, che faccia sentire tutti accolti e amati come in una famiglia; per questo non vengono chieste rette fisse ma, come succede in ogni famiglia, ognuno mette a disposizione quello che può e quindi contribuisce con la pensione o con l’accompagnamento.
Ciò è possibile perché questa struttura si regge sul volontariato; non ci sono infatti operatori o infermieri stipendiati.
Nella nostra Casa c’è la presenza fissa del Parroco e di due suore che svolgono la funzione paterna e materna. Attorno a loro ruota un gruppo di volontari che si impegnano a far sì che questa famiglia un po’ particolare possa continuare ad esistere.
Le persone che si trovano nella mia stessa condizione, perlopiù malati di SLA (sclerosi laterale amiotrofica) o persone che hanno subito danni alla colonna vertebrale, vengono assistiti a casa o in strutture protette convenzionate con la asl; per quanto mi riguarda quando mi sono ammalata non c'è stata la possibilità del rienrto in famiglia in quanto mio marito doveva lavorare per far crescere, purtroppo da solo, 2 figli piccoli (Erica aveva 10 anni e Tomas 1 e mezzo) e così grazie al consiglio di amici abbiamo trovato questa casa. Non è facile vivere lontano dalla tua famiglia e non vi nego che il mio sogno più grande sarebbe quello di poter tornare nella mia casa. Qui comunque sono circondata da persone piene di calore anche se a volte è dura perchè le cose da fare sono tantissime ed i volontari putroppo scarseggiano, anche perchè ognuno ha i propri impegni e la propria vita da portare avanti.
Per questo faccio ufficialmente un Appello a tutti colore che vivono nella mia splendida Romagna " VENITE, VENITE, VENITE" a trovarci anche solo per una ora o quando avete del tempo libero; qui potrete fare e farvi del bene.
PATRIZIA DONATI