giovedì 11 marzo 2010

Starship Troopers

Avete mai visto il film "Starship Troopers" in cui l'esercito della Terra combatte contro insetti giganti alieni che colonizzano i pianeti della galassia? Se sì, bene. Se no e vi piace il genere splatter non potete proprio perderlo.

E' capitato molte volte in Africa che ripensassi a quel film, e questo succedeva ogni volta che ci scontravamo con ostici rappresentanti della Classe Insetti. L'unica differenza con quel film è che i terrestri, cioè noi, ne uscivano invariabilmente sconfitti.

E' stato il caso della Nairobi Fly, minuscolo coleottero del genere Paederus intriso di un veleno (la "pederina") più potente di quello del cobra. All'inizio della stagione delle piogge, per un paio di settimane al massimo, capitava spesso di avvertire un solletico al viso o al collo, e la reazione istintiva era quella di grattarsi tentando di allontanare il fastidioso ed ignoto insetto. I segni di questo incauto gesto divenivano visibili dopo alcune ore. La pelle necrotizzava per poi sfaldarsi in brandelli, come se si fosse subita una brutta bruciatura. Il motivo era che grattandosi si finiva per schiacciare l'insettino, liberando il potente veleno che agiva per contatto. La cosa curiosa era che ad essere più colpiti erano coloro che avevano l'elettricità a casa. La Nairobi Fly infatti di notte viene attratta dalla luce. In questo modo quindi le dermatiti colpivano epidemicamente e selettivamente la parte più benestante della popolazione, mentre i più poveri che vivevano nelle capanne ne rimanevano esenti.



Un altro caso di scontro con insetti ostili ha riguardato le formiche legionarie del genere Dorylus, le temibili "siafu" che tutti in Africa Orientale conoscono e temono più dei serpenti velenosi. Le siafu si muovono sempre in colonne costituite da una moltitudine di individui, ed ogni colonia è costituita da due categorie di formiche. Le operaie, piccole e apparentemente innocue, e le soldato, enormi formiche in grado di infliggere morsi dolorosissimi servendosi delle potenti mascelle. Queste formiche formano a terra una lunga striscia nera della quale non si distingue l'inizio e la fine e che non si arresta davanti a nulla.

La colonia viene difesa in maniera molto efficace dalle formiche soldato, le quali allontanano a suon di morsi qualunque scocciatore. La stretta delle loro mascelle è talmente potente che anche dopo essere state uccise e decapitate non mollano la presa. Non c'è indumento abbastanza spesso da proteggere dal morso. Questi insetti diventano realmente pericolosi quando alla malcapitata vittima viene impedita la fuga. E' quello che è successo in due occasioni, quando nell'azienda del progetto venne ucciso un maiale che aveva problemi agli arti e che non poteva alzarsi e quando nella stalla di casa venne ucciso un capretto neonato, troppo piccolo e debole per sfuggire all'orda famelica.

Il rimedio più comunemente adottato per interrompere l'invasione di queste formiche è quello di spargere intorno alla zona attaccata del cherosene ed appiccare un fuoco in grado di spezzare la colonna di insetti e di farli desistere dai loro propositi assassini.

E questa è la soluzione che scegliemmo anche la volta in cui fui svegliato dal guardiano notturno perché la stalla delle capre stava subendo un attacco da parte delle legionarie. Gli animali, imprigionati all'interno, belavano disperati e impotenti implorando il nostro aiuto per non soccombere all'assalto. Quando entrammo nella stalla gli animali erano già ricoperti di formiche e si dimenavano furiosamente per sottrarsi ai morsi delle formiche soldato. Ci disinteressammo delle capre ben sapendo che se non riuscivamo a fermare la colonna in entrata sarebbero stati perduti. Accendemmo prima alcuni falò intorno alla stalla, congiungendoli poi con ponti di cherosene infiammato. Mentre eravamo intenti ad appiccare i fuochi, venivamo punti a nostra volta e qualunque tentativo di evitare i morsi si rivelava vano, perché le formiche continuavano a colpire anche dopo la morte. Lentamente riuscimmo a creare uno sbarramento all'avanzata della subdola armata, dopodiché ci dedicammo a staccare le formiche che erano rimaste attaccate un po’ ovunque nel corpo.


Non starò a raccontare degli episodi legati ai bruchi giganti che hanno devastato il giardino e l'orto, all'invasione di termiti, alle pulci penetranti, allo scorpione enorme e corazzato che impediva il passaggio o alle cavallette mangiate fritte. Mi sembra di aver già reso sufficientemente l'idea.


M.L.




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