Ciò che ci spinge a viaggiare è il desiderio di avventura, l'esigenza di staccare dalla vita quotidiana oppure la voglia di conoscere nuovi luoghi. Il viaggio però può trasformarsi in un'occasione persa, qualora lo spirito che lo anima non sia quello giusto. Dopo alcuni anni e tanti chilometri, ho capito che non è la destinazione a rendere un viaggio speciale, né il numero di tappe che è stato possibile toccare nel poco tempo generalmente a disposizione. E non sono né le fotografie né i souvenir che sono stati collezionati a restituire il ricordo del tempo trascorso.
Gli unici momenti che si fisseranno nella memoria e che ci avranno fatti crescere come essere umani saranno quelli che avremo condiviso con altre persone. Soltanto attraverso gli occhi e le parole di coloro che incontriamo sulla nostra strada è possibile vivere un luogo, capirne le regole, trarne insegnamenti e durature emozioni. Il significato più profondo del viaggiare è quindi quello di stabilire relazioni con altri uomini e donne; esse ci trasformano, modellano il nostro pensiero, conferiscono un senso al viaggio e condizioneranno la nostra vita futura.
Perché tutto ciò si realizzi, il viaggio deve essere vissuto a contatto con la gente che abita il luogo che stiamo visitando. Gli spostamenti aerei, il villaggio turistico, l'hotel di lusso precludono questo avvicinamento e lasceranno, al ritorno, una carrellata di immagini di un luogo di cui non è stata colta l'essenza e che non è mai stato veramente vissuto.
Il video che segue è l'ultimo minuto e mezzo del film "I diari della motocicletta". Esso racconta ciò che veramente rimane alla fine di un viaggio vissuto in mezzo alla gente.
E forse tutto questo ragionamento può essere esteso alla vita, che altro non è che il nostro viaggio più importante.
"Non sono le persone che fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone" (John Steinbeck)
"La vita è come un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina" (Sant'Agostino)
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