Ogni mattina l'autobus lascia Bomalang'ombe alla volta di Iringa, per poi farvi ritorno alle cinque del pomeriggio. Una corsa di andata ed una di ritorno ogni giorno, per un viaggio che dura dalle cinque ore (nella stagione secca) ad un tempo indefinito che dipende dalle condizioni della strada. Durante la stagione delle piogge l'autobus non sempre conclude il proprio tragitto, dal momento che può rimanere impantanato in qualche luogo costringendo così i passeggeri a lunghe camminate o a trascorrere la notte al suo interno. Un servizio del genere farebbe accapponare la pelle a chiunque, ma non agli abitanti che popolano i villaggi dei monti della Tanzania meridionale. Per loro l'autobus è il legame con la civiltà, il mezzo per trasportare i prodotti che una volta venduti nel mercato cittadino procureranno il denaro necessario per sopravvivere. L'autobus consente di trasportare verso i villaggi ogni cosa, dal materiale edilizio ai fertilizzanti, dai medicinali agli alimenti che non si trovano nei villaggi. Non solo. I viaggiatori che si spostano grazie all'autobus portano notizie, veicolano informazioni, consentono di interrompere l'isolamento a cui sarebbero altrimenti costretti gli abitanti di queste aree remote.
La gente di questi villaggi si è divisa così in due grandi gruppi di opinione; c'è chi sostiene che Upendo sia l'autobus migliore e chi invece parteggia per Mwafrica. Anche chi scrive si è lasciato coinvolgere in questa diatriba, finendo per sostenere la supremazia di Upendo.
Gli autisti poi, sono le rockstar locali. Quando l'autobus arriva strombazzando di sera, tutti si dispongono lungo il margine della strada lanciando occhiate di rispetto verso quegli eroi che hanno condotto ancora una volta, attraverso mille peripezie, il tanto amato autobus.
La vita di questi autisti inoltre, è al centro del gossip locale, e le loro scappatelle e vicissitudini popolano i discorsi della gente.
Durante la stagione delle piogge, quando la condizione della strada diventa critica, lo sport più praticato dalla popolazione di Bomalang'ombe è il Toto-scommesse. Arriverà oggi l'autobus? Questa è la domanda a cui tutti tentano di dare risposta. Chiaramente l'essersi schierati con l'una o l'altra compagnia influisce sul pronostico emesso: "La strada è troppo brutta, Mwafrica non ce la può fare", "Upendo non rischierà di impantanarsi, si fermerà a Kidabaga". C'è poi chi bara, essendo a conoscenza dell'apertura di nuove voragini lungo il percorso o del blocco da parte di un camion impantanato: "Secondo me oggi l'autobus non arriverà, ho come un presentimento…".
C'è però un momento in cui tutti sono uniti a prescindere dal "partito" di appartenenza. Quando accadono degli incidenti che coinvolgono l'autobus, di qualunque compagnia esso sia, inizia la mobilitazione generale in tutti i villaggi che si trovano lungo la strada; partono le missioni di soccorso con i mezzi più disparati: a piedi, di corsa, in bicicletta, con i motorini. Questi eventi rappresentano la massima calamità concepibile, e non c'è nessuno che non si senta direttamente coinvolto e che non offra il proprio aiuto, che sia mettere a disposizione la propria zappa o procurare delle corde.
Rimanendo a lungo in questi luoghi si rimane un po’ coinvolti in tutto questo. Diventa un piacere indescrivibile quando, dopo una giornata di pioggia torrenziale, si percepisce in lontananza il clacson di un autobus che interrompe il silenzio della notte, e viene spontaneo pensare: "Evviva, anche oggi Upendo ce l'ha fatta".
M.L.
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