sabato 27 settembre 2008

Sukamawera, la grotta dei pipistrelli

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La Tanzania è un paese piuttosto interessante da un punto di visto speleologico, anche perché non è stato ancora del tutto esplorato. Le grotte carsiche più famose si trovano lungo la costa: le grotte di Amboni vicino alla città di Tanga ed il complesso speleologico delle Matumbi Hills vicino a Lindi. Entrambi i siti sono storicamente legati alla rivoluzione di Maji-Maji (1905-1907), nel corso della quale i ribelli trovavano rifugio contro il governo coloniale tedesco proprio all'interno di queste grotte. Molto famose, anche se non altrettanto interessanti, sono alcune grotte coralline che si trovano a Zanzibar. Esse venivano utilizzate dopo l'abolizione della schiavitù (1873) per nascondere gli schiavi che illegalmente continuavano ad essere commerciati.

La nostra spedizione, composta da speleologi forlivesi e romani, si è concentrata in un'area della Tanzania sud-occidentale poco esplorata da un punto di vista speleologico. Lo spunto per questo viaggio è nato dopo una visita casuale ad una grotta generalmente conosciuta come "Pango la Popo" (la grotta dei pipistrelli) in cui una piccola agenzia turistica di Mbeya accompagna i visitatori. In realtà i turisti vengono condotti solamente nel grande salone centrale, perché proseguire sarebbe molto pericoloso. Infatti nel salone centrale si aprono 9 pozzi e parte un condotto orizzontale che scavalca un paio di pozzi e prosegue poi nel buio.
Per amanti degli sviluppi verticali come noi la grotta è apparsa molto promettente. La domanda che subito si è imposta nei nostri pensieri è stata la seguente: "Possibile che nemmeno uno dei nove pozzi prosegua?". Queste sono state le premesse che ci hanno indotto a proporre agli amici speleologi una spedizione esplorativa della grotta.

La preparazione al viaggio ed all'esplorazione ha comportato una lunga serie di preparativi: organizzazione del trasporto del materiale, ricerca bibliografica e raccolta mappe, contatti con gli sponsor, studio dei rischi connessi alla presenza di gas e delle misure di sicurezza più idonee. Particolare cura è stata posta nello studio dei rischi sanitari legati all'istoplasmosi, malattia respiratoria presente in grotte situate nelle regioni tropicali e ricche di guano di pipistrelli, Ultimati i preparativi, la spedizione è ufficialmente partita per la Tanzania nel Novembre 2007.
Una volta raggiunta Mbeya, la città principale della Tanzania meridionale distante circa 800 Km dalla capitale Dar es Salaam, la prima giornata è stata dedicata ad un sopralluogo preliminare e a studiare il materiale bibliografico in nostro possesso. Purtroppo la grotta di Pango la Popo (o Sukamawera o Guano Cave come riportano certi articoli) si trova all'interno di una proprietà privata appartenente ad un gruppo minerario indiano, che ha stabilito una cava di travertino nelle sue vicinanze. La presenza di turisti occasionali è tollerata, ma non vale altrettanto per un gruppo di speleologi italiani. Le nostre ricerche si sono potute quindi protrarre soltanto per quattro giorni, dopodichè siamo stati "gentilmente" invitati ad allontanarci dalla zona.

Pango la Popo - Sukamawera (S 08°53'33.3" E 033°12'53.2") si trova ad un'altitudine di 1193 m s.l.m e si apre presso la valle del fiume Songwe, una valle caratterizzata da depositi di roccia arenaria con affioramenti di travertino. La grotta si sviluppa appunto all'interno di uno strato di questa roccia. Le mappe e gli articoli di stampo geologico hanno evidenziato che questo strato di travertino ha uno spessore di circa 90 m e poggia su depositi di sedimento nei quali la grotta non può proseguire. Le nostre speranze di uno sviluppo verticale sono quindi naufragate in seguito a queste previsioni, che sono poi state confermate dall'esplorazione di tutti i numerosi pozzi della grotta che, incredibile ma vero, chiudono immediatamente.
L'esplorazione della grotta è stata comunque estremamente emozionante ed ha richiesto due dei quattro giorni a nostra disposizione. Nessuno dei pozzi era armato ed il nostro gruppo è stato senz'altro il primo ad esplorarli tutti. A noi va il merito di aver fatto chiarezza sullo sviluppo complessivo della grotta: infatti sul terreno si aprono diverse aperture oltre l'ingresso orizzontale di Pango la Popo, e nessuno sapeva dove portassero. Il nostro rilievo ha dimostrato che all'interno della grotta si aprono due camini e che le aperture quindi conducono e si collegano alla grotta stessa.

In particolare ricordiamo il camino che si apre sul salone centrale e che prosegue in un profondo pozzo . In totale sono 35 metri, la verticale più lunga della grotta.
Pango la Popo, come dice il nome stesso "grotta dei pipistrelli", è conosciuta da tempo anche per l'immensa colonia di chirotteri che l'abita. Molti ricercatori si sono recati e continuano a recarsi in questa grotta per studiare questi animali. Una guida locale ci ha riferito (episodio confermato d amici ricercatori) un avvenimento drammatico legato ad una di queste esplorazioni scientifiche. Come già riportato, questa grotta presenta un numero elevato i pozzi che la rendono, per i non esperti, estremamente pericolosa. Uno studioso di chirotteri si è recato in questo luogo per raggiungere la parte della grotta in cui vivono la maggior parte dei pipistrelli. Nel tentativo di scendere un pozzo impiegando una pertica improvvisata è caduto riportando gravissime fratture in tutto il corpo. Fortunatamente il ricercatore è sopravvissuto, grazie all'intervento dei tanzaniani che hanno improvvisato un'azione di soccorso speleologico calandosi nel pozzo per recuperarlo e trasportandolo quindi in ospedale.
La presenza di queste colonie di pipistrelli è stata oggetto anche di tentativi di sfruttamento commerciale. Dal 1934 al 1957 sono state prelevate 3.223 tonnellate di guano dalla grotta di Sukamawera allo scopo di estrarre composti del fosforo da utilizzare in agricoltura. Ricerche svolte in seguito hanno poi evidenziato che la quantità di principi minerali ed organici resi disponibili dal processo di trasformazione non giustificavano le spese di estrazione e lavorazione.
Esperti della Wildlife Conservation Society hanno identificato oltre 12 differenti specie di pipistrelli che popolano questa grotta, fra le quali la più rappresentata è Hypposideros ruber.
La grande quantità di guano è alla base di un ecosistema complesso, che comprende un'ampia varietà di artropodi dalle dimensioni, forme e colori più disparati. Un lavoro di classificazione tassonomica a questo proposito è ancora in corso.
Inoltre il guano e' uno degli alimenti preferiti da parte delle mandrie di capre allevate nella zona, le quali ogni sera entrano nella grotta per cibarsi di questo alimento nutriente. Gli scheletri rinvenuti in fondo ai pozzi testimoniano che non tutte le capre riescono poi ad uscirne.
Uno degli obbiettivi della nostra spedizione era quello di analizzare e cartografare le sorgenti di acqua calda che si trovano lungo il corso del fiume e nei pressi della grotta.

Nel Maggio 2006 è stato condotto uno studio, da parte di geologi ed ingegneri ministeriali e della compagnia tanzaniana per l'energia elettrica, allo scopo di valutare le potenzialità geotermali a fini energetici delle sorgenti dell'area del fiume Songwe. Questo studio ha rivelato che in profondità vengono raggiunte temperature superiori a 255°C e che i quantitativi di acque geotermali che raggiungono la superficie sono rilevanti ai fini della produzione di energia elettrica.
Le nostre misurazioni delle acque superficiali hanno mostrato temperature comprese tra i 50 e gli 80 gradi e che queste sorgenti sono in grado di innalzare la temperatura del fiume stesso, che per lunghi tratti è superiore ai 30°C.
Inoltre la mappatura di queste sorgenti ha permesso alla nostra geologa (Dorina Testi) di formulare ipotesi interessanti sulla genesi di questa grotta. Tutte le sorgenti si trovano presumibilmente lungo una discontinuità della crosta terrestre, spiegando così le acque termali. La presenza di questa discontinuità potrebbe anche essere all'origine di antiche fuoriuscite di gas che sarebbero le responsabili della formazione iniziale della grotta, la quale quindi potrebbe non essere solo il frutto dell'erosione dell'acqua.

L'episodio che ci ha assolutamente sbalorditi è stato il rinvenimento, nell'ultima parte del tratto orizzontale, di alcune pitture rupestri raffiguranti probabilmente scene di caccia. Un successivo studio attento di alcune fonti bibliografiche ha rivelato che queste pitture erano già state scoperte almeno in due altre occasioni, tuttavia se ne era persa traccia ed in nessuna guida o fonte di informazione sull'area di Mbeya è descritta la presenza di queste prove della vita preistorica. La datazione di questi disegni è al di fuori della nostra portata, ma alcuni articoli che descrivono la presenza dell'uomo preistorico nella valle del fiume Songwe e che quindi confermano l'autenticità di queste opere ci vengono in soccorso.

La bibliografia è concorde nell'affermare che a partire da 200.000 anni fa l'uomo era presente e conduceva migrazioni lungo tutta la Rift Valley. Studi di archeologi americani hanno evidenziato come nella valle del fiume Songwe siano stati rinvenuti utensili in pietra in ben 33 siti diversi collocabili nel Paleolitico Superiore, a partire quindi da 40.000 anni fa. E’ quindi ragionevole pensare che questi dipinti debbano inserirsi in questa epoca.

Secondo le premesse iniziali Pango la Popo - Sukamawera doveva essere un luogo inesplorato e tutto da scoprire. Nel corso delle nostre indagini invece si è rivelata una grotta con una lunghissima storia, teatro di numerosi avvenimenti che la rendono ancor più degna di interesse. La nostra guida ci ha raccontato anche diverse leggende ed avvenimenti di dubbia autenticità sul suo conto. Certo è che all'interno si trovano numerose tracce del passaggio dell'uomo: travi, chiodi, pioli di scale, pezzi di catene, sono tutte testimonianze della presenza di uomini che hanno abitato questo luogo in epoche passate, la cui storia purtroppo non potrà mai essere completamente svelata.

Il nostro programma prevedeva anche un giorno di esplorazione in superficie della valle del fiume Songwe, per evidenziare altri siti di interesse speleologico e per approfondire lo studio geologico dell'area. La valle è estremamente suggestiva da un punto di vista paesaggistico, con fiumi di sabbia, profondi canyon e vere e proprie voragini segno dell'incessante azione delle acque. Questa valle ci ha inoltre regalato un'altra grotta, questa volta assolutamente sconosciuta ed inesplorata (S 08°54'11.8" E 033° 12'50.6", 1216 m s.l.m.). L'abbiamo battezzata "Pango la Tumbili" o Grotta delle Scimmie, perché nei pressi della grotta siamo stati accolti da un branco di cercopitechi chiassosi. Anche questa grotta presenta una sala centrale. Da questa si dipartono due fessure orizzontali (che sembrano proseguire) ed un pozzo centrale affollato di pipistrelli. Purtroppo, per ragioni di peso, non avevamo con noi l'attrezzatura e non ci è stato possibile approfondire l'esplorazione. Il tempo concessoci dal proprietario indiano era scaduto, e della Grotta delle Scimmie resta il pensiero di ciò che potevamo scoprire e di ciò che ci aspetterà al nostro ritorno in questi territori.

M. L.
Riferimenti Bibliografici:
* Geotherme Programme (2006) - Geothermal as an Alternative Source of Energy for Tanzania – http://www.bgr.de/geotherm/projects/tanzania.html

* Middle and Later Stone Age Technology in Southern Tanzania http://www.arts.ualberta.ca/~pwilloug/research.htm
* KAISER V.T.M, SEIFFERT C. (1999) – Reste Urtü mlichen Guanoabbaus in Zentral Tansania, der Anschnitt 51.
* KAISER V.T.M, SEIFFERT C. (2000) – Die travertine am Songwe River ein tropisches karstgeblet in zentraltansania, die Höhle eft 3.
* SPURR AMM (1954) - The Songwe guano caves, Mbeya District. Geol. Surv. Tanganyika Records 1,1951:35-37
* SUNDQVIST, HANNA (2000) - Guano Cave, Songwe area, Tanzania. – A physical geographical description and analysis.
* TEALE, OATES (1935) - Limestone caves and hot springs of the Songwe river (Mbeya) area, with notes on the associates guano deposits. E.Afr.Uganda Nat. Hist. Soc. J. 3 / 4, 130-137.
* WILLOUGHBY, PAMELA R (1992) - An Archaeological Survey of the Songwe River valley, Lake Rukwa Basin, Southwestern Tanzania. Nyame Akuma, 7:28-35.

1 commento:

Unknown ha detto...
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